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Kosovo Polje (Piana dei Merli) oggi è una città, poco distante da Pristina. Ma questo nome, nella memoria del popolo serbo, evoca la più grande disfatta della loro storia. Il 15 giugno 1389, Видовдан (Vidovdan), il giorno in cui si celebra il martirio di San Vito, la coalizione formata da Serbia Moravica, Principato d'Albania, Regno di Bosnia e Cavalieri di Malta, tutti guidati dalla figura quasi leggendaria del Knez Lazar Hrebelianovic (santo per la Chiesa Ortodossa), si trovano a fronteggiare l'esercito ottomano del Sultano Murad I (che cadrà nella battaglia, assassinato da Milos Oblic, cavaliere del Knez Lazar), comandati dal geniale comandante e Ghazi (titolo onorifico ottomano) Evrenos Bey. La battaglia si svolse su una "polje", una vallata a conca, di origine carsica, delimitata da delle pareti rocciose: praticamente un imbuto. Lo spiegamento di forze fu imponente: 25.000 uomini per la coalizione cristiana, 50.000 per gli ottomani. Nonostante l'inferiorità numerica, l'esito della battaglia inizialmente sembrò arridere alla coalizione, che, con la temibile cavalleria serba, incorreva fra le ali dell'esercito ottomano seminando il panico. Tuttavia gli ottomani furono raggiunti da cospicui rinforzi, trionfando infine. Questa battaglia è uno snodo centrale non solo per la storia dei Balcani: con questa vittoria gli ottomani penetrarono a fondo in tutta la regione -per arrivare meno di due secoli dopo ad assediare Vienna per la prima volta- e sottoposero tutti i paesi conquistati a regime di "devşirme" (coscrizione obbligatoria dei giovani fra i giannizzeri). Per i serbi le conseguenze furono catastrofiche: tutta l'élite militare e politica venne spazzata via. La Serbia Moravica diventerà stato vassallo (Despotato di Serbia) fino al 1459, quando de facto diverrà a tutti gli effetti territorio della Sublime Porta. Dovrà aspettare fino al 1804 per liberarsi della dominazione ottomana.
Piccola curiosità: i primi versi della canzone ("Chiunque è serbo / figlio di madre serba...") sono l'adattamento e traduzione italiana dei versi di "Musić Stefan", uno dei tanti poemi epici cavallereschi scritti sulla battaglia. Qua l'estratto originale:
"Ko je Srbin i Srpskoga roda,
I od Srpske krvi i kolena,
A ne doš'o na boj na Kosovo,
Ne imao od srca poroda!
Ni muškoga ni devojačkoga;
Od ruke mu ništa ne rodilo!
Rujno vino ni šenica bela;
Rđom kap'o, dok mu je kolena!"
lyrics
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Chiunque è serbo, figlio di madre serba
chiunque abbia sangue serbo e schiatta serba
e non partecipa alla battaglia di Kosovo
che il suo cuore mai abbia gioia di prole
nelle sue mani nulla prosperi
né vigna ne campo dorato di frumento
e su di lui miseria scorra
finché il suo nome e la sua razza periscano
Il Knez imperioso
a cavallo della nebbia
ci indica il nemico
cinquantamila uomini, i giannizzeri del Bey
voglion le nostre teste
Il nostro sangue è nobile
il nostro cuore è puro
Dio è dalla nostra parte
La cavalleria attacca, sfonda la fanteria
la vittoria è in pugno
ma i rinforzi non tardano ad arrivare
I giannizzeri ottomani, feriti nell'orgoglio
sono una furia indomabile:
è l'anticamera del massacro
La nebbia si tinge di rosso
è il canto della sconfitta
è il canto
della nostra Gerusalemme
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credits
released September 29, 2020
Bass Guitar: Francesco Di Bella
Drums: Alessandro Spadini
Guitar 1: Guglielmo Migliori
Guitar 2: Antonio Perrella
Vocals: Francesco Di Bella
Recording: Guglielmo Migliori
Mixing & Mastering: Suonare Sergio
🔥"Salpare dallo statico porto del Reale / per navigare
nelle increspate acque del Fu / abissi dell'ermeneutica e del dogma / Mediterraneo della menzogna / coste della memoria / La cruda cronaca è la nostra Algeri / riparo sicuro, luogo ristoratore / contro le flotte cristiane dell'oblio / e gli Andrea Doria del revisionismo"🔥...more
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